Anna Cantagallo: ricordare le parole attraverso il midollo spinale

Già a partire dall’Ottocento si è scoperto che l’area di Broca e l’area di Wernicke sono coinvolte nel processo di produzione e comprensione del linguaggio e sono connesse tra loro tramite il fascicolo arcuato. In particolare la prima è stata identificata dall’omonimo neurologo che ha seguito un paziente che era incapace di parlare e che, sebbene comprendesse quanto gli veniva detto, riusciva a pronunciare solamente la sillaba “tan”; proprio per questo motivo egli fu chiamato Monsieur Tan.

Dopo l’autopsia si è scoperto che presentava un danno organico al piede della terza circonvoluzione frontale dell’emisfero sinistro, che oggi prende il nome di Area di Broca. L’area di Wernicke, invece, è collocata nel lobo temporale superiore dell’emisfero sinistro, precisamente nella parte posteriore dell’area 22 di Brodmann; essa svolge una funzione importante nella comprensione del linguaggio parlato, in quanto, pazienti con una lesione a questo livello parlano in maniera scorrevole ma senza un senso logico, in quanto non comprendono il significato delle parole.

Negli ultimi anni, tuttavia,- spiega la Dott.ssa Anna Cantagallo – si è compreso che le skills linguistiche comprendono anche altre zone del cervello, sia a livello subcorticale che corticale, rappresentando dunque un’ampia rete di connessioni. A livello di terapia, l’incapacità di esprimersi mediante la parola o di comprenderne il significato (che in gergo medico viene definito con la parola “afasia”), viene normalmente riabilitata attraverso l’elettrostimolazione delle aree integre per favorirne il più possibile il recupero. Tuttavia per questo tipo di interventi sono necessari macchinari di ultima generazione, che localizzano facilmente le zone danneggiate, anche se questi rappresentano una categoria difficile non accessibile a tutti.

Un recente studio comparso su Frontier of Neurology (http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fneur.2017.00400/full) ha scoperto che nel caso di deficit legati al linguaggio può essere utilizzato un intervento riabilitativo che prevede una stimolazione a livello del sistema nervoso periferico.

Più precisamente è stato verificato se il linguaggio possa essere immagazzinato e riattivato grazie a varie aree cerebrali.

Diversi studi avevano già suggerito che la corteccia senso-motoria partecipa all’elaborazione linguistica quando il linguaggio è tradotto in atti senso-motori. Ad esempio, si è visto che quando le persone ascoltano descrizioni di azioni si attivano i neuroni somato-sensoriali, motori e premotori, come se stessero eseguendo realmente le azioni corrispondenti. Insieme a questa visione più amplia di elaborazione linguistica è stato rivoluzionato anche il concetto tradizionale di midollo. Infatti diverse prove hanno dimostrato che questa struttura acquista e memorizza anche nuovi comportamenti, a differenza di un tempo in cui si pensava che producesse “solamente” una varietà di movimenti specializzati. In poche parole un sistema che è in grado di rispondere automaticamente ai comandi che passano dal cervello ai sistemi sensoriali periferici.

Per dimostrare questa teoria, l’università Federico II di Napoli ha condotto uno studio che comprendeva ​​14 afasici cronici con il fine di verificare se l’effetto combinato della stimolazione transcutanea della corrente continua spinale (tsDCS) e del trattamento linguistico per il recupero di verbi e sostantivi potesse essere una terapia efficace.

Ogni persona è stata sottoposta a 20  minuti di tsDCS con un’intensità di 2 mA, sopra le vertebre toraciche in tre condizioni diverse:  anodico,  catodico e  sham. I risultati hanno evidenziato un significativo miglioramento della denominazione dei verbi nella condizione anodica che persisteva anche una settimana dopo la fine del trattamento, rispetto alle altre due condizioni. Non esistevano invece differenze significative nel recupero dei nomi. Probabilmente questo è accaduto perché il tsDCS anodico potrebbe influenzare l’attività lungo le vie somato-sensorie spinali ascendenti, portando dei cambiamenti neurofisiologici nelle aree senso-motorie cerebrali che a loro volta attivano il recupero dei verbi.  Questi dati supportano maggiormente l’idea che le parole riguardanti quadri d’azione siano rappresentate a livello della corteccia motoria, proprio per le loro specifiche caratteristiche.

La Dott.ssa Anna Cantagallo conclude dicendo “gli studi e i progressi fatti in questo ambito, documentano per la prima volta come la tsDCS applicata al midollo spinale migliora il recupero dei verbi in afasia cronica e può rappresentare un promettente strumento per il trattamento e la riabilitazione linguistica”.

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